Lilli Gruber l’ha presentato come il competitor di Umberto Bossi con toni fra il disincanto e l’incredulo, il sorriso sulla bocca e l’aria di stare facendo qualcosa che, tutto sommato, non è proprio una questione politica. Un po’ folklore siciliano, un po’ corda pazza, un poco roba forte della quale magari si parlerà presto come una cosa seria.